Pierre Alechinsky

opere grafiche
2RC Roma – Milano – 1988

Pierre Alechinsky e Diane Kelder 

1988

Aveuglette – 1975

incisione

Eleonora’s garden – 1988

incisione

D’heure en heure – 1988

incisione

S’ aspirè – 1988

incisione

Prisma – 1988

incisione

Soleil noir 2 – 1984

incisione

Appunti di una conversazione tra l’Artista e Diane Kelder

Sto cercando di raggiungere la spontaneità dell’acquarello, dipingendo direttamente sulla lastra preparata con una grana, ciò permette un modo di lavorare che si avvicina alla mia pittura. Di solito comincio con delle pennellate che provocano la mia immaginazione. Poi disegno, seguo l’immagine. Mirò disse di se stesso lavoro come un giardiniere” e lo lavoro con due piedi nel sogno. La prima lastra l’ho trattata come se fosse stata un acquarello. Valter mi mostrò una prova e stampò l’immagine su di una seconda lastra, come una specie di aide-mémoire, è utile per prendere delle decisioni, quando dico decisioni, intendo aggiungere ed eliminare, simile alla tecnica del montaggio (tagliando e aggiungendo) o come lo scrivere. La grande differenza tra lo scrittore ed il pittore è che il pittore rivela le proprie tracce dell’eliminazione, mentre lo scritto nasconde le esitazioni dello scrittore. Il pittore mostra i propri ripensamenti, le sue correzioni finisce con amarle e imporle. Entrare nella stamperia significa abbandonare la solitudine del proprio studio. Avendo preferito la terrazza del caffè per quarant’anni, ho optato per il calore della stamperia. Per diciassette anni ho avuto un grande torchio in casa che non aveva mai smesso di lavorare. Nel 1984 ho ceduto ad una esperienza nell’insegnamento… ero professore di pittura all’Ecole des Beaux-Arts. Quest’attività, che fu fortunatamente effimera, disorganizzò totalmente la mia stamperia. Quando riacquistai la mia libertà incominciai a lavorare immediatamente con Valter nel suo nuovo studio di Roma, che non avevo mai visto. Feci alcune grandi incisioni. Quando dico alcune, intendo una tale quantità ed in condizioni talmente lussuose che decisi rapidamente di liberarmi del mio torchio, con grande gioia di mia moglie che da tempo aspettava quel momento per ingrandire la sua cucina. Direi che in quindici giorni di lavoro intenso a Roma, mentre lo staff mi seguiva come dei “servants d’une piece d’artillerie”, ho prodotto l’equivente di uno o due anni di lavoro sul mio torchio. Valter ha perfezionato una tecnica d’acquatinta quasi troppo perfetta che alcune volte sono obbligato a disturbare. Questa tecnica, così mi concerne, che provoca la mia naiveté. Brevemente: ci sono dei momenti in cui l’artista avendo anche uno Steinway a sua disposizione, prova piacere nel giocare con un solo dito.