Nancy Graves

scultura e opere grafiche
2RC Roma – 1998

Radix – 1984

incisone

Time shapes the stalactites – 1990

incisone

Aurilium – 1979

incisone

Iconostasis of water – 1991

incisone

The clash of cultures – 1987

incisone

Testo di Valter Rossi da La vita è segno

Danny Berger, dopo aver lavorato per molti anni con noi, alla Galleria 2RC a Roma, ritornò a New York e riprese a dirigere la Mezzanine Gallery, dipartimento del Metropolitan Museum.

Tenendo conto dell’esperienza di stampa che si era fatto per anni, passando nelle sue mani tutta la grafica che avevamo prodotto fino a quel momento, non tardò ad immetterla nel suo circuito, organizzando splendide mostre e presentando le varie stampe che man mano pubblicavamo.

Il Museo stesso propose di stampare per loro conto artisti con i quali avevano rapporti, un’artista di questi fu Nancy Graves.

Nancy Graves, scultrice, conosciuta in particolare nel mondo dei Musei americani attenti alla qualità, molto schiva, assai raffinata, sulle sue come una gatta selvatica fuori dalla tana e grandissima lavoratrice.

Il padre, Antropologo Paleontologo, l’aveva fortemente immessa in uno spazio di fantasia molto complesso e, allo stesso tempo, formativo. Tutta la natura, dalle origini, compreso l’uomo e le sue abitudini, era presente in ogni sua opera, fino a rappresentare oggetti anche utili, come ritrovati e assemblati, togliendoli dal loro utilizzo, come messi in una teca.

Devo ammettere che lavorare con Nancy, avendola con frequenza continua ospite nella nostra casa e studio dell’Ara Coeli, fu un vero piacere perché sapeva organizzarsi e, con umiltà, saggiava la tecnica da me suggerita con totale ottimismo. Praticava per ore, con uno sforzo fisico notevole, che non mi stupiva; avendola vista lavorare nel suo studio di scultrice, sapevo di quanta manualità era capace.

Già con le primissime incisioni i risultati furono evidenti ed entusiasmanti, al punto che con la seconda esperienza, affrontammo una grande dimensione dal titolo: “Paleolinea” 1979. Capii, con quell’incisione, quanto era radicata in lei l’idea delle origini, talmente lontane nel tempo da rappresentarle come un grafito incolore dove rimane l’odore del tempo.

Fu Nancy ad introdurre Eleonora alla botanica tropicale, quando cominciò a regalarle pezzi delle sue amate piante che coltivava nel suo studio di New York.

La sensazione non era che fossero lì per motivi estetici, ma come modelli che lei spesso utilizzava nelle sue composizioni.

Pur avendo lo studio a New York, a due blocchi dal nostro loft, Nancy veniva ogni anno a Roma, dove con Eleonora faceva lunghe passeggiate nel nostro giardino e nel bosco adiacente, e tornavano con semi, foglie e ogni genere di insetti e cose utili alla sua fantasia. Lei era convinta ormai della necessità di utilizzare i due studi di Roma e New York che le davano, oltre alla continuità del lavoro, la sensazione di far parte della nostra famiglia e di godere anche gli aspetti intimi di una amicizia sincera.

Lo stimolo creativo per Nancy partiva da lontano, lontanissimo. Poi l’opera, man mano che cresceva, si arricchiva di elementi precisi, il più delle volte organici, che facevano parte di quella famosa ricerca. Ricerca che non si fermava a oggetti e cose concrete ma spesso a testi, parole simboliche, immagini catturate da libri, da codici e dalla famosa scuola di suo padre.

Le grandi lastre di rame nascevano con un destino certo di dover essere trasportate, o meglio, spedite più volte da New York a Roma e viceversa, perché, pur dedicando giornate intere di lavoro con una metodologia e costanza quasi maniacale, non si riusciva a terminarle in giorni ma, per la loro complessità, in mesi. Il lavoro si riprendeva nella sede successiva, senza lasciare così troppo tempo per completare o avanzare il processo tecnico creativo.

“Stuck, the flies buzzed” 1989, inizia a New York, ma l’Artista sente quasi il bisogno che le sue lastre vadano a Roma, e qui le arricchisce di una infinità di contenuti fortemente greco latini, poi ritornano negli Stati Uniti dove, con Eleonora, Nancy trova i colori e, sulla base delle prime prove, sente il bisogno di aggiunge altri elementi per bilanciare la composizione, non finita.

A questo punto le lastre ritornano a Roma dove finalmente l’opera si completa, aggiungendo un bassorilievo ottenuto con foglie e fiori del nostro giardino.

Riuscimmo a realizzare altre due grandi magnifiche incisioni; sempre nello spirito e nel clima precedentemente descritto, eravamo proiettati a raccogliere, negli anni che sarebbero arrivati, grandi soddisfazioni e, sicuramente, il cammino di Nancy non si sarebbe arrestato.

Solo la sua morte repentina ha interrotto questo nostro magnifico percorso.

Davide, mio figlio che in quegli anni viveva a New York dove frequentava l’università, si era assunto la responsabilità di riprendere con la telecamera gli artisti che lavoravano nello studio.

In quelle riprese ci sono momenti di grande intensità e ricchezza di espressioni di Nancy al lavoro, sorprendenti. Soprattutto le sue pause dopo una febbrile fatica fisica perché per ore usava strumenti dove era necessario mettere forza e tensione.

Il suo sguardo giovane e bello nei primi piani che Davide è riuscito a cogliere, conferma il suo stato d’animo in quei momenti, ed è ciò che rimane nei nostri cuori.


Valter Rossi