Maurizio Pellegrin

Projected Artists – Obiettivo Roma in collaborazione con Studio Stefania Miscetti
proiezioni, originali e opere grafiche
2RC Roma – 1994

The meditation – 1994

proiezione

Nella tua ombra – 1994

installazione

Testo di Manuela Gandini

The Vietnam man

La storia di un viaggiatoreSi svolge, dall’inizio alla fine, sotto un cielo stellato di giorno e di notte. Lo sguardo tremulo, l’acqua, come la strada, mai ferma.

L’uomo cammina.

La donna, di profilo, tiene gli occhi chiusi e sta fissa, immobile. Vive in un manifesto pubblicitario accanto a un cartello che indica, nella subway, tutte le fermate della linea.Lordure, lordure!

Quando riemerge dal tunnel – o forse prima di esserci stato – l’uomo è con altri due e cammina con il cappello in mano. Una gondola gli attraversa l’orizzonte.

The Venetian Man è un pellegrino metropolitano. Talvolta perde il senso del procedere. Si lascia condurre dalla luce dell’esplosione di fuochi artificiali e lascia perdere la direzione del faro del vaporetto che illumina quella piccola parte della notte, ogni notte alla stessa ora. Talora non ha occhi per niente o per nessuno.

Un sax solo affiora da lontano in questo girovagare in bianco e nero, nella laguna, nella città, nella melma, sotto ai neon dei tetti talvolta cariati.

In un momento sono gli anni ’40, si avverte una sottile essenza di erbe, una donna è seduta in poltrona, i lineamenti confusi e l’immagine sfocata la allontanano ancor di più dal tempo. Era una madre, una fidazata o una bambina?Dalla sala di palazzo Ducale, the venetian man vede due finestre gotiche, due grandi mappamondi, una statua. L’uomo che è nella statua è la durata, lui è straniero alla durata. Non ha pensieri. l’acqua gli lancia riflessi affilati come spade, è costretto a chiudere gli occhi.

0ggi è una casa diversa in una città diversa, ha una forma a pagoda e non veneziana. Lo divide – quell’uomo – un manoscritto originale in lingua cinese dove compaiono un 4: la materia, ed un 3: lo spirito, riassunti nel 7; la conoscenza.-Guardo il cielo sopra Venezia – scrive Abdulah Sidran in “La bara di Sarajevo” -. Lassù e dappertutto, c’è Dio. Uno. Che ha creato l’Universo, sette miliardi di mondi nell’Universo, in ogni mondo molte lingue e popoli, e una sola Venezia per uno. E un piccolo popolo ha fatto, in uno dei mondi, su un territorio che chiamano Europa, nella tribù degli Slavi del Sud. t qui il Confine. La Bosnia, la Bosnia, la Bosnia. Si toccano qui e si combattono, la croce d’Oriente e la croce d’Occídente, nate da una sola croce”.

L’uomo si allontana, si sentono i suoi passi rimbombare in una calle lunga e stretta, ha un incendio nella testa. Un’automobile corre su una highway tra la California e il New Mexico, le indicazioni si confondono e si sovrappongono. Dream.1 frammenti di vita, nello scorrere in-significante del tempo, si ricompongono tutti, proiettati sui muri di Roma, nell’unità originaria dell’individuo.

10 Immagini tornano a fare 1, come conferma la somma. The venetian man all’incrocio tra Oriente ed Occidente incede lento e veloce nel suo percorso solitario in un’immobilità warholiana. protetto dal profilo di New York. Questa, di Maurizio Pellegrin, è una storia della durata, io direbbe anche Peter Handke che nel suo ultimo canto scrive: “Chi non ha mai provato la durata non ha vissuto”.