David D’Amore

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2RC Roma – 1998

Aforisma – 1998

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Alta marea – 1998

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Alta marea – 1998

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Testo di Jonathan Turner

L‘immaginario di David D’Amore può essere classificato come “Il surrealismo del pesce fuor d’acqua”. Nel presentare gli oggetti di tutti i giorni in strane, nuove circostanze, tende degli agguati alle aspettative dell’osservatore. Crea delle situazioni nelle quali l’oggetto appare fuori luogo. Si allontana di un passo dalla realtà. In Invidia metropolitana, D’Amore fotografa un uccello in gabbia, ma il volatile in questione non è un pappagallo, bensì un pollo spennato. Crea il suo mondo a soqquadro. Per esempio prende una comune bombola del gas che trasforma in un’icona semi-magica attappandola ai lati con delle lampadine. Nonostante le lampadine si accendano, la fonte energetica è assurda. Nell’illustrare, alterandolo, l’abituale rapporto tra le cose, come nel lavoro Altamarea, in cui mostra un pattino solitario parzialmente intrappolato in un blocco di ghiaccio, l’artista riccheggia lo spirito del surrealismo secco di Magritte e Man Ray.

Innanzitutto, D’Amore gioca con il nostro senso di scale e dimensioni. Siamo sempre incerti se le immagini inquadrate siano in miniatura, in grandezza reale o ingrandite. Le lumache che tracciano il proprio tragitto attraversando una borsa dell’acqua calda in Adulatrici distratte hanno lo stesso atteggiamento dei pellegrini che s’incamminano su di un paesaggio montuoso. Gli angoli dinamici ed i colori vivaci che caratterizzano i dipinti di scene da incubo di D’Amore, nella sua fotografia sono stati rimpiazzati da un’accentrata monumentalità. Recentemente, D’Amore ha stampato alcune delle sue foto in bianco e nero con un leggero velo ocra, ruggine e blu. Mentre alle superfici rigide ha dato una calda tonalità carnale, la pelle umana è velata da un tono metallico. D’Amore apprezza il potere dell’inversione.

Nel suo lavoro ricorrono alcuni temi tra loro collegati – l’intrappolamento, la solitudine, l’immobilità. In alcuni casi il macabro è presentato con un tocco di curiosità. Un cotechino giace in un piatto.

Allacciando un orologio da polso al cotechino, e poi dando alla foto un titolo comune – Tre meno quattro – in un attimo l’artista rende l’immagine terribilmente shoccante.

Anziché menzionare le influenze metaforiche del suo immaginario, D’Amore parla di ciò che il suo lavoro non è: ‘Te mie foto non sono ironiche”, egli sostiene, facendo riferimento alla potenzialità comica della foto di una torta di compleanno piazzata su di un tavolo a cavallo di due binari. La scena può assomigliare ad una festa a sorpresa per un possibile suicidio. “Nè sono misogino” dice dei suoi nudi di donna. Il Nudo incendiario dipinge una donna in posa con in mano una fiamma ossidrica. il duro metallo della fiamma ossidrica e tutti i suoi connotati maschili creano un forte contrasto con le sensuali forme della modella.

Comunque nel lavoro di D’Amore esiste una spiccata aggressività: gli attrezzi da lui utilizzati includono armi e simboli di dolore. In Serenata molesta ritrae una donna nuda. In una maligna interpretazione della ballerina josephine Baker, la modella indossa unicamente una “gonnella” di coltelli attaccati alla vita con un pezzo di scotch. In Idolo alternativo, un’ascia è stata impiantata in un vaso, con il manico conficcato nella terra. L’ascia ha sostituito l’alberello piantato. Pare che la pianta stessa stia coltivando l’arma della propria futura distruzione.

D’Amore studia le trappole dell’esistenza contemporanea. Alcune delle sue fotografie si riferiscono al desiderio di misticismo e spiritualità come ad una fuga dalla monotonia della vita di periferia. Gli elettrodomestici sono dotati di nuove, inutili funzioni. Una teiera forata da frecce diviene una martire casalinga. San Sebastiano o Earl Grey? La Velocità del calore è un ferro da stiro a cui sono state attaccate quattro ruote, Ricorda la fantasia dei futuristi; un mondo in cui tutto doveva andare più veloce e dove la vita borghese correva incontro alla propria estinzione.

La ruota, come simbolo di mobilità appare in più fotografie. Ma l’artista ci indirizza anche altrove. La rappresentazione degli opposti, o le forze dell’energia contro l’indolenza. Ciò appare in Divinità apatica dove una candela è deposta in una minuscola culla. D’Amore dona ad un prodotto di massa una qualità di sonnambulismo, trasformando una banale parte meccanica nel protagonista del suo melodramma.

Mentre con la ruota rappresenta il mezzo di trasporto verso orizzonti invisibili, D’Amore utilizza la gabbia e la sedia a rotelle per simbolizzare la restrizione nel movimento. I punti di partenza di altri lavori sono l’incarcerazione ed il ricovero. Il suo talento si trova nell’abilità di dare emozioni altamente cariche a composizioni cliniche. Anche i più semplici dei soggetti possono essere impregnati di una nuova potenza data dai suoi abili interventi e pensieri laterali. Il surrealismo incontra la cruda realtà. Nell’universo di David D’Amore, Dissidente è una melanzana tagliata e poi ricucita con cura. In questo modo trasforma una fotografia di un comune vegetale in un monumento alla libertà di parola.