Studio di Joan Miró
Palma de Mallorca
Testo di Valter Rossi da La vita è segno
Al telefono rispose Pilar, la moglie di Miró, che non fu sorpresa della mia telefonata; ci invitò lo stesso giorno nella loro casa in collina, dove ci accolsero con estrema semplicità e gentilezza.
Avevamo già incontrato Miró altre volte a Parigi in gallerie e in luoghi pubblici, ma essere ricevuti a casa sua ci emozionò. Erano entrambi ad attenderci all’ingresso di casa dove ci accolsero e ci rendemmo subito conto della semplicità della loro casa, del modo di vestire disinvolto e casuale, sobrio e semplice.
Il fatto che venivamo dall’Italia con la nostra imbarcazione per incontrarlo, lo rendeva curioso e interessato. Volle sapere molti dettagli dei nostri spostamenti e della navigazione. Quando poi seppe che sulla nostra barca avevamo anche l’attrezzatura per lavorare e realizzare un’opera grafica, fu felice perché, a quel punto, si rese conto che quel viaggio lo avevamo intrapreso proprio per lui.
Fare litografia con Miró fu un piacere, il nostro intervento fu solo chimico.
L’immagine nasceva naturalmente e in modo progressivo, controllata da una tecnica che sfruttava tutto il sapere conosciuto della litografia con una naturalezza anche per noi sorprendente. Quel sapere gli consentiva un approccio di completa poesia quasi fanciullesca, l’immagine che man mano nasceva veniva coperta da un’ombra misteriosa e matura, colma di ricordi.
Avremmo voluto portarlo ad affrontare una lastra di rame, e ci eravamo preparati in quel senso ma, probabilmente, si era reso conto che con una litografia avrebbe, in breve tempo, risolto il suo impegno verso l’Unesco. Per questa ragione non abbiamo assolutamente insistito. Solo a lavoro ultimato abbiamo mostrato alcune grafiche che avevamo realizzato con artisti che lui amava e, forse, in quel momento, ed è solo un mio pensiero, ebbe il dubbio di aver mancato una nuova opportunità. Lo avrebbe, se non altro, portato indietro di alcuni anni, anni in cui realizzò le sue splendide incisioni.